giacimento di cultura…
GRAND HOTEL SELINUNTE / GHS
… dove le pietre sono
fantasie della natura, paesaggio, mito..
Non si può visitare la Provincia di Trapani senza fare una tappa a Castelvetrano . Anch’essa coinvolta nel terremoto del ’68 che colpì la Valle del Belice oggi conserva un incantevole centro storico con eleganti palazzi nobiliari e bellissime chiese ricche di tesori.
Fu la famiglia dei Tagliavia ad ottennere dai Normanni il titolo di baroni nel 1299 e ad avere un ruolo primario nello sviluppo della città sia a livello economico che urbanistico. Ma la sua importanza è legata strettamente alla presenza nel suo territorio del più grande Parco Archeologico d’ Europa: Selinunte. Il centro della città si sviluppa in un sistema di tre piazze adiacenti che comunicando tra loro fanno da sfondo ai più importanti monumenti della città . Iniziamo la nostra passeggiata dalla piccola Piazza Umberto I dove si trova la Fontana della Ninfa, un sistema di vasche sovrapposte sormontate da una ninfa in una nicchia di chiaro gusto barocco. L’Opera fu commissionata ad Orazio Nigrone dai Principi Aragona Tagliavia per inaugurare il ripristino dell’acquedotto della città. Nella stessa piazza si affaccia il Campanile, costruito tra il ‘400 ed il ‘500 sul fianco sinistro della Chiesa Madre. In esso si trovano le campane dell’architetto Giovanni Gandolfo. Recentemente durante i lavori per la realizzazione di un isola pedonale, nel centro storico sotto la pavimentazione, è stata rinvenuta una Necropoli del periodo normanno-svevo. La Chiesa Madre del secolo XVI è dedicata all’Assunta, ha una facciata in pietra tufacea di gusto neoromanico ed uno splendido portale intagliato. Al suo interno è divisa in tre navate con un soffitto ligneo e una trave di colmo dipinta come in origine. Interessanti le decorazioni a stucco di Antonio Ferraro e Gaspare Serpotta del fonte battesimale con un magnifico coperchio di legno intagliato.
Palazzo Pignatelli è l’antica residenza dei Principi Tagliavia e Pignatelli Aragona Cortes. Il Palazzo Ducale sorge sui resti di un antico castello del sec. XIII, attualmente i resti visibili del castello federiciano sono, una torre angolare e una torre mediana. Oggi una parte del palazzo è sede del Municipio, al primo piano si trova una chiesa, la Collegiata di San Pietro e alcuni ambienti sono proprietà di privati. Accanto alla settecentesca Chiesa del Purgatorio si trova il Teatro Selinus.
#latuavacanzainfinita.
La sua facciata neo-classica presenta un pronao con colonne di stile dorico e ricorda i vicini templi di Selinunte, il teatro fu progettato dall’architetto palermitano Giuseppe Patricolo e costruito nel 1870 per volere della famiglia Saporito. Il sito dove oggi sorge il teatro era occupato da un piccolo e modesto albergo che, come ricorda, la lapide posta a sinistra del portone principale, diede ospitalità, il 21 aprile 1787, al famoso scrittore tedesco Wolfgang Goethe, che ricordò il fatto nel suo celebre “Viaggio in Italia”. Particolarmente interessante la tela del sipario, opera del pittore castelvetranese Gennaro Pardo, raffigurante “Empedocle tra i selinuntini”. La piazza Garibaldi si prolunga nella via omonima, lungo la quale si erge l’elegante palazzo cinquecentesco, un tempo tenuto alla famiglia Majo, oggi adibito a sede del Museo Civico. E’ questa la sede del famoso Efebo di Selinunte , un elegante statua bronzea, che risale al 460 a.C. e attribuita da molti studiosi a Prassitele. Fu rinvenuta in una zona del parco oggi chiamata “manuzza” (piccola mano) , in quanto una piccola mano della statua sporgeva dal terreno e ad accorgersi di ciò fu un giovane pastore .Il Museo ospita insieme a moltissimi reperti provenienti da Selinunte anche oggetti sacri e opere pittoriche .
La via Garibaldi termina con la Porta civica, del 1626, detta “Arcu di l’Ammaculata”, ma ribattezzata Porta Garibaldi, in occasione del percorso effettuato dal Generale e dai suoi Mille durante l’unificazione del Regno. Questa è l’unica porta ancora visibile dell’antica cinta muraria.
Castelvetrano è oggi famosa per il suo Pane nero preparato ancora con il grano portato qui dai greci e cotto nei forni a pietra.
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